Intervista a cura di Danica Gröhlich
Thomas Cerny, con quali sentimenti lascia la carica di presidente di Ricerca svizzera contro il cancro?
Thomas Cerny: Questo lavoro e il contatto mi mancheranno sicuramente. È stato un compito entusiasmante, carico di responsabilità e anche una questione di onore per il nostro Paese, che mi ha avvicinato a molte persone, tra cui molti ricercatori e ricercatrici di alto livello. Ciò che resta è la gratitudine. Gratitudine verso le innumerevoli persone che ci hanno sempre sostenuto nel corso di questi anni, ma anche nei confronti di tutto il personale e i membri del consiglio di fondazione della Ricerca svizzera contro il cancro.
Quali ricordi Le resteranno in particolare?
Thomas Cerny: Negli ultimi 10-20 anni la ricerca scientifica sul cancro è diventata la locomotiva indiscussa della biomedicina e ha compiuto enormi progressi. Oggi l’attenzione è puntata sull’impiego mirato, e a volte estremamente efficace, dell’immunoterapia, che ha rappresentato una svolta. Il fatto che la Svizzera sia all’avanguardia mondiale in questo campo e che sempre più gruppi di cerca si indirizzino su questi compiti, è estremamente importante per le persone che vivono nel nostro Paese. Lo sviluppo è solo all’inizio! C’è bisogno di cospicue risorse per far avanzare ulteriormente la ricerca. Sono impressionato da come i donatori e le donatrici ci siano rimasti fedeli anche in tempi difficili come quelli odierni! Purtroppo, però, c’è anche una grande delusione: la paralisi della nostra politica verso l’Europa impedisce ai ricercatori svizzeri di prendere parte a «Horizon Europe», il più grande programma di ricerca internazionale dell’Unione europea. È una dolorosa ferita aperta, che va rimarginata al più presto! La Svizzera deve tornare ad avere l’accesso.
Le vostre strade professionali si sono già incrociate più volte: quali sono i rispettivi punti di forza?
Thomas Cerny su Jakob Passweg: Era il mio candidato preferito, perché conosce ormai da tanti anni i problemi dei pazienti oncologici nel nostro Paese ed è egli stesso un eccellente ricercatore clinico. Inoltre, è estremamente coraggioso, eloquente e anche simpatico. È un vero leader, che può guidare una squadra al successo fornendo idee e motivazione, inoltre ha un buon «fiuto» politico.
Jakob Passweg su Thomas Cerny: Thomas brilla per la sua miscela di passione per la ricerca, la medicina e l’impegno sociale, nonché per la sua comprensione della politica sanitaria svizzera. È globale nel vero senso della parola. Allo stesso tempo, sa spronare le persone e affrontare i compiti con entusiasmo. Nelle organizzazioni che lottano contro il cancro, tra cui la Ricerca svizzera contro il cancro, ha sempre aperto nuovi orizzonti. Non sarà facile sostituirlo.
Professor Passweg, quali sono gli obiettivi legati al Suo nuovo incarico?
Jakob Passweg: È un grande onore poter assumere la presidenza di questa importante fondazione, che in Svizzera è il principale attore nel campo della ricerca sul cancro. È importante intuire quali saranno gli aspetti principali su cui si focalizzerà la ricerca in futuro e trovare il giusto equilibrio tra promozione di progetti di ricerca di base, ricerca clinica e ricerca in campi quali l’epidemiologia oncologica, la psico-oncologia, la ricerca sui servizi sanitari, l’assistenza oncologica ecc. Per di più, in Svizzera non è sempre facile trovare soldi per la ricerca sul cancro. Eppure è proprio questo l’importante: il cancro rappresenta una delle maggiori sfide del presente e lo sarà ancora di più in futuro, perché il numero dei casi di cancro aumenterà drasticamente alla luce dell’evoluzione demografica.
E qual è la Sua motivazione personale?
Jakob Passweg: Dato che sono molto orientato sulla ricerca scientifica, per me la Ricerca svizzera contro il cancro è una questione di cuore. La ricerca va promossa al massimo. Per il ruolo di presidente è fondamentale una buona gestione della ricerca: a quali progetti dare la priorità, quali saranno finanziati e chi riceve da noi i soldi per questo scopo?
Thomas Cerny, adesso che ha 70 anni andrà in «pensione»?
Thomas Cerny: Sì. Restare attivo è importante per me, ma ho già ridotto un paio di marce: più tempo per la famiglia, per la cultura e la natura, ma anche per viaggiare.
Vorrebbe dare un consiglio al Suo successore?
Thomas Cerny: Gli auguro la stessa felicità e soddisfazione che ho provato io in tutti questi anni. Siccome ha già tutto quello che ci vuole, gli auguro in particolare l’energia, la robustezza e la salute necessaria nel doppio ruolo di primario a Basilea e nuovo presidente della fondazione Ricerca svizzera contro il cancro.