Marcel Zwahlen, Lei presiede il comitato di esperti del Programma per il rafforzamento della ricerca sull’assistenza sanitaria in oncologia. Cos’è esattamente la ricerca sull’assistenza sanitaria?
Questa è una domanda difficile, su cui discutiamo spesso anche nel comitato con esiti controversi. Il massimo comun denominatore è forse il fatto che la ricerca sull’assistenza sanitaria si occupa di studiare i servizi sanitari nella vita reale. Nella pratica, in «condizioni di vita reale», molte cose sono meno chiare che in teoria. Per esempio esistono direttive o linee guida che in molti casi stabiliscono come dev’essere una cura ideale. Nella pratica clinica quotidiana si osservano ripetutamente scostamenti dalla cura così descritta. La ricerca sull’assistenza sanitaria può indicare la frequenza – e i motivi – degli scostamenti dalle terapie raccomandate.
Perché la ricerca sull’assistenza sanitaria è importante?
Con il nostro programma non finanziamo progetti che si occupano di una singola molecola XY o strettamente orientati al quadro clinico biomedico. Spesso al centro della ricerca c’è invece il vissuto delle persone interessate: una cura oncologica è una faccenda complessa, i pazienti hanno il più delle volte a che fare con un gran numero di specialisti diversi, i quali spesso pensano troppo poco al fatto di non essere gli unici attori nella cura e quindi non sempre organizzano il proprio lavoro in modo ideale. I progetti di ricerca sull’assistenza sanitaria possono, ad esempio, spiegare quali interfacce funzionano bene e quali meno.
Qual è la peculiarità della ricerca sull’assistenza sanitaria?
La ricerca sull’assistenza sanitaria si caratterizza principalmente per l’interdisciplinarietà. Qui da noi in Svizzera si tratta di una branca della ricerca relativamente giovane, nella quale spesso trovano applicazione anche metodi diversi da quelli classicamente impiegati nelle scienze della vita. Nel nostro programma ci sono progetti che si basano, ad esempio, su interviste o focus group qualitativi, un modello mutuato dal marketing. La Fondazione Ricerca svizzera contro il cancro ha perciò istituito, per il programma di ricerca che finanzia, un comitato molto diversificato con esperti dei campi della medicina, dell’economia, della statistica, delle scienze infermieristiche e di altri ambiti. Un’altra peculiarità della ricerca sull’assistenza sanitaria consiste nel fatto che i suoi risultati il più delle volte sono contestualizzati. In teoria, un farmaco svolge la stessa azione in tutto il mondo, ma in pratica le specificità locali rivestono un ruolo importante. Poiché il sistema sanitario svizzero è strutturato diversamente da quello, ad esempio, della Gran Bretagna, i risultati di un’indagine effettuata in quest’ultimo Paese non possono essere applicati alla nostra situazione senza nessuna variazione.
Il programma di ricerca sta per giungere al termine, ne è soddisfatto?
Non abbiamo ancora passato approfonditamente in rassegna quanto realizzato, cosa che dovremo fare. A conclusione del percorso abbiamo in programma un convegno da organizzare insieme al PNR 74. Si tratta del programma nazionale di ricerca sull’assistenza sanitaria del Fondo nazionale svizzero, che si è occupato soprattutto di questioni relative all’assistenza ottimale da fornire a malati cronici. In effetti il convegno avrebbe dovuto svolgersi ad aprile. Ma a causa della pandemia da coronavirus abbiamo spostato l’evento di settore a fine ottobre. Gli obiettivi del convegno sono da un canto lo scambio d’idee ed esperienze sul piano scientifico: le persone partecipanti ai vari progetti avranno l’occasione di incontrarsi e fare rete. D’altro canto con il convegno ci si propone anche di delineare scenari su come – una volta terminati i due programmi di ricerca – potrebbe configurarsi il futuro della ricerca sull’assistenza sanitaria in Svizzera.
E come potrebbe essere?
Io spero che il processo di apprendimento sistematico e continuativo innescato dal nostro programma di ricerca prosegua. Ma perché ciò accada servirà in futuro una base di dati meglio organizzata. Per esempio, è molto difficile per un ricercatore accedere ai dati contabili anonimizzati delle casse malati. Questo pacchetto di dati dovrebbe – naturalmente in presenza di regole chiare – essere reso più facilmente accessibile. In definitiva, qui in Svizzera siamo tutti obbligati a stipulare un’assicurazione malattia. Perciò i dati non appartengono alle aziende, ma alla comunità.
Intervista con il Prof. Marcel Zwahlen, giugno 2020