Le immunoterapie sono uno dei maggiori progressi recenti della medicina nella lotta contro le malattie tumorali. Hanno migliorato notevolmente il decorso in precedenza stentato dei pazienti con melanoma o cancro polmonare in stadio avanzato e spesso riescono persino a garantire un controllo immunitario stabile del tumore per vari anni.
La peculiarità di queste terapie è che non aggrediscono direttamente il cancro ma aiutano il sistema immunitario dell'organismo a eliminare le cellule maligne. Tuttavia, il sistema immunitario è un apparato estremamente complesso, di cui fanno parte elementi ancora poco esplorati dalla scienza. Tra queste aree in bianco sulla nostra mappa immunologica c'è anche la classe delle cosiddette «innate lymphoid cells» o ILC (in italiano «cellule linfoidi innate»).
Le ILC costituiscono meno dell’uno per cento delle cellule immunitarie che circolano nel sangue, ma sembrano avere un influsso importante sul decorso di diverse malattie come l'asma, le allergie e le infiammazioni croniche. Ora, il team di Camilla Jandus cerca di scoprire il loro ruolo nello sviluppo dei tumori.
I primi risultati intermedi indicano che le ILC diminuiscono in presenza di cancri urologici – tumori di vescica, reni e prostata – e ritornano nella norma quando i pazienti guariscono dal tumore. Come mai? Ed esiste un modo per arruolare queste nuove cellule immunitarie nella battaglia contro il cancro?
Per ora Jandus e i suoi colleghi sono impegnati a fondo nella caratterizzazione delle ILC. Ma la ricercatrice è convinta che la conoscenza più approfondita di queste cellule rare ma molto influenti possa portare allo sviluppo di immunoterapie più efficienti.
Riferimento del progetto: KFS-3710-08-2015